FIAT 500 C BELVEDERE – TOPOLINO
| Gli albori |
100000 km
1952
569 | 16.5 CV
90 Km/h
ND
Prodotta: 1951/1955
La Fiat 500, vero nome della vetturetta conosciuta come “Topolino“(nome mai utilizzato ufficialmente dalla Fiat), è un’utilitaria prodotta dal 1936 al 1955..
La Fiat 500, popolarmente chiamata “Topolino“, è senza dubbio fra le automobili italiane più famose. Nel 1930 Benito Mussolini aveva convocato il senatore Giovanni Agnelli per informarlo della “inderogabile necessità” di motorizzare gli italiani con una vettura economica, che non superasse il costo di 5mila lire.
Fu un’idea di grande impatto propagandistico che Adolf Hitler, non appena eletto Cancelliere del Reich, si affrettò a copiare convocando Ferdinand Porsche ed intimandogli di realizzare un’automobile dal costo non superiore ai mille marchi, quella che sarebbe divenuta famosa in Italia con il nome di Maggiolino.
Preoccupato per il difficile incarico, cui avrebbe volentieri rinunciato, Agnelli rimise la questione ai progettisti dell’ufficio tecnico della FIAT che si divisero in due opposte correnti di pensiero. La prima riteneva possibile raggiungere lo scopo con tecnologie e schemi già utilizzati dalla FIAT, risparmiando all’osso su dotazioni e materiali. La seconda, valutando che l’azienda torinese non fosse in grado di fornire un prodotto adeguato in tempi brevi, proponeva di affidare il progetto a Oreste Lardone, un estroso tecnico allievo di Giulio Cesare Cappa, che aveva già realizzato un interessante prototipo di piccola vettura economica per l’Itala.
All’inizio, la direzione aziendale Fiat decise di sperimentare entrambe le soluzioni: incaricò l’ufficio tecnico di procedere alla progettazione del modello con standard aziendali e, contemporaneamente, assunse Oreste Lardone, assegnandogli un piccolo gruppo di tecnici ed operai con il quale sviluppare le proprie teorie meccaniche.
Le idee di Lardone erano semplici e chiare: la nuova automobile avrebbe dovuto disporre di quattro posti e di un propulsore bicilindrico di 500 cm³ raffreddato ad aria e dotata di trazione anteriore.
Era l’estate del 1931 quando il prototipo della “500 – tutto avanti” fu pronto per la sua prima uscita con a bordo il collaudatore, il progettista ed il senatore Agnelli, impaziente di verificare il prodotto e telegrafare la buona notizia a Mussolini. L’automobilina uscì dal Lingotto e percorse alcuni chilometri, ma sulla salita di Cavoretto un incendio del motore costrinse gli occupanti a saltare fuori. L’incidente era probabilmente dovuto ad una banale fuoriuscita di carburante, ma Agnelli ordinò che la trazione anteriore fosse bandita per sempre dalla FIAT, mentre Lardone fu licenziato.
La progettazione della piccola vettura proseguì senza entusiasmo fino alla visita di Mussolini alla FIAT dell’ottobre 1932, che rammentò ad Agnelli l’impegno assunto.
In realtà i “mostri sacri” dell’ufficio progetti FIAT, Antonio Fessia e Tranquillo Zerbi, erano convinti che l’idea giusta fosse quella “proibita” di Lardone e non si sentivano di procedere ad un progetto palesemente sbagliato solo per assecondare il pregiudizio del senatore. Fu lo stesso Fessia che girò l’incarico a Dante Giacosa – un giovane ingegnere già suo assistente nella progettazione della “Balilla” – consapevole che fosse l’uomo adatto.
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Dante Giacosa prese le redini del progetto e dopo mesi di febbrili disegni e calcoli ne uscì una copia in dimensioni ridotte della “Balilla”. Introdusse innovazioni tese a risparmiare peso e costi: il radiatore era sopra il motore per risparmiare la pompa dell’acqua, secondo il principio che l’acqua calda va in alto e quella fredda in basso (circolazione a termosifone); il telaio aveva due travi a V dall’anteriore al posteriore; il motore a 4 cilindri aveva valvole laterali. Ulteriori elementi di risparmio nella progettazione del motore furono l’alimentazione della benzina a gravità (eliminazione della pompa d’alimentazione) e la lubrificazione con una rudimentale pompa dell’olio avente mera funzione di portata, col lubrificante distribuito ai vari organi meccanici per sbattimento, ovvero dal movimento degli organi stessi.
La dirigenza FIAT, soddisfatta, autorizzò la realizzazione di prototipi della “500”.
Il prototipo definitivo fu collaudato su strada, il 7 ottobre 1934, da Giacosa e Fessia che si alternarono alla guida sull’accidentato percorso Torino – Ivrea – La Serra – Vestigné – Borgomasino – Cigliano – Torino, percorrendo molti chilometri di strade sterrate per testare le sospensioni. Nell’ultimo tratto autostradale, raggiunsero la velocità di 82 km/h.
Per la nuova vettura era stata scelta la denominazione “Fiat Topolino”, sull’onda del successo che l’omonimo personaggio, ideato da Walt Disney, aveva ottenuto in Europa. Poco prima della messa in vendita e in seguito alle sanzioni, alcune indiscrezioni giornalistiche ventilarono il nuovo nome di “Fiat Ginevra”. Il 10 giugno 1936, a Villa Torlonia, la nuova “ultra utilitaria” fu presentata al dittatore e alla Stampa, svelando la denominazione definitiva di “Fiat 500”.
Il 15 giugno 1936 fu posta in vendita la Fiat 500 (ribattezzata “500 A”, progenitrice delle “500 B” e “500 C”), sin dalla sua apparizione popolarmente chiamata ugualmente “Topolino”. Una vetturetta modesta per tecnica e prestazioni, il cui prezzo era di 8 900 lire: venti volte lo stipendio medio di un operaio specializzato e ben oltre le preventivate 5 000 lire. Nel 1936 Porsche aveva già realizzato i prototipi definitivi della “Maggiolino” messa in “prevendita” a 990 Marchi, cinque volte lo stipendio di un operaio specializzato.
Tuttavia, grazie alla “fame di automobile degli Italiani”, la Fiat 500 riuscì ad avere un discreto successo. Infatti, nell’Italia del 1936 circolavano solo 222 000 automezzi (di ogni tipo, compresi quelli pubblici e militari) per oltre 42 milioni di abitanti, un veicolo ogni 200 persone. Un rapporto dieci volte inferiore a quello della Francia e quaranta volte inferiore a quello degli Stati Uniti nello stesso anno.
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