Renault DAUPHINE

Alfa, il principio: la genesi di Autocastello Classiche 

105.000 km

1961

845 | BILLANCOURT | 32 CV

115 Km/h

73.841

Prodotta: 1959 / 1964

Non un cavallo da corsa, come le altre Alfa Romeo del tempo, ma una macchina speciale. Per il marchio milanese, per Renault e…per Autocastello.
Metà del ventesimo secolo: la casa del biscione voleva puntare su un nuovo segmento di mercato, meno “motoristico” e più “comodo” per saturare la produzione nelle catene di montaggio dei suoi stabilimenti. Così, nel 1958, nasce il progetto Dauphine da un accordo nato con il marchio francese e dal 1959 inizia la produzione di questa “vetturetta”, come si diceva al tempo, che ha affiancato la Giulietta.

Una berlina molto diversa dall’anima sportiva delle altre auto marchiate Alfa Romeo: sotto il cofano, infatti, aveva un motore con raffreddamento ad acqua che erogava inizialmente una potenza di 30 cavalli (fu portata a 32 nei modelli successivi), con una tenuta di strada decisamente “meno stabile” rispetto alle altre auto del marchio.
Eppure quello che fu effettivamente un esperimento divenne un successo: nell’anno di debutto vennero venduti oltre 6mila esemplari, nel 1960 oltre 20mila. Un crescendo che spinse l’azienda italiana ad aprire anche lo stabilimento di Pomigliano d’Arco dove, qualche anno dopo, proseguì la “collaborazione” con Renault e vennero assemblate anche le Renault 4.

La mia passione per la auto d’epoca – ci racconta Maurizio Cozzi, titolare di Autocastello – nasce proprio dalla nostra Alfa Romeo Dauphine del 1961. Quando negli anni Ottanta entrai nell’azienda di famiglia la lucidai a mano, dopo che mio padre Filippo decise di rimetterla in moto dopo un lungo periodo in cantina. Fu l’inizio di tutto, probabilmente se oggi esiste Autocastello Classiche lo dobbiamo a questa macchina”.

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LA RINASCITA
Per tentare di sbloccare il motore – prosegue – arrivammo addirittura a utilizzare la nafta bollente senza alcun risultato. Per cui togliemmo testata e coppa dell’olio per smontare i pistoni che avevano le fasce elastiche incollate alle canne. Per i ricambi non ci fu alcun problema in quanto, a livello meccanico, utilizzava i ricambi della R 4 allora in produzione. Alla fine del lavoro la vettura era perfettamente funzionante ma necessitava di un po’ di cure a livello estetico. Aveva ancora la sua vernice originale ma era ovviamente opacizzata dalla polvere che l’aveva intaccata. Le cromature erano perfette così come l’interno, che utilizzava lo stesso tessuto della coeva Giulietta Ti”.

La nostra Dauphine ha avuto l’onore di finire sulla copertina di Ruoteclassiche: è una vettura originale, conservata in tutte le sue parti, compresi i bollini di carta del costruttore sui cerchi ruota, che dimostrano che nemmeno questi particolari sono stati riverniciati. Anche i pneumatici sono i Michelin Pilot dell’epoca”.

CURIOSITÀ

Una curiosità sul motore: sul coperchio punterie c’è la scritta “Ventoux” che ha caratterizzato i motori Renault di quegli anni ed è stata scritta per ricordare un’epica vittoria in una gara al Mont Ventoux alla fine degli anni ’50 con un motore 845 cc.

Impressioni di guida: con l’occhio di oggi la Dauphine manifesta tutta la sua anzianità. Al posto di guida si nota che il volante non è allineato alla pedaliera, ma obbliga a mantenere una posizione spostata verso destra. Il volante ha un pericoloso riallineamento: se non si è abituati si rischia di prendersi una bella imbarcata.
Il cambio obbliga ad alzarsi dallo schienale per inserire la terza che risulta troppo lontana e la frenata è a dir poco pressapochistica.

MARCHIATA ALFA ROMEO?
Perché una Dauphine Alfa Romeo? Non dovrebbe essere marchiata Renault? È marchiata Alfa Romeo in virtù di un accordo commerciale siglato nel 1959 tra Renault e, appunto, Alfa Romeo per aggirare i dazi doganali che vigevano in Italia per proteggere il prodotto nazionale, leggi Fiat, che infatti deteneva la quasi totalità del mercato interno.
Questo accordo prevedeva la produzione, su licenza Renault, da parte di Alfa Romeo di due prodotti come Dauphine e R 4 che servivano alla Casa del Portello per avere due auto economiche in listino (la meno costosa di Casa Alfa era la Giulietta…) e alla Casa parigina per aggirare i dazi ed essere quindi competitiva con Fiat. Questo accordo si chiamava S.A.M. (Sviluppo Automobilistico Meridionale, ndr.) e la società che ne derivò aveva sede a Napoli. Durò fino alla fine del 1964 quando i dazi doganali furono tolti e Renault pensò di creare in Italia la sua rete diretta di vendita.

Una curiosità sul motore: sul coperchio punterie c’è la scritta “Ventoux” che ha caratterizzato i motori Renault di quegli anni ed è stata scritta per ricordare un’epica vittoria in una gara al Mont Ventoux alla fine degli anni ’50 con un motore 845 cc.

Impressioni di guida: con l’occhio di oggi la Dauphine manifesta tutta la sua anzianità. Al posto di guida si nota che il volante non è allineato alla pedaliera, ma obbliga a mantenere una posizione spostata verso destra. Il volante ha un pericoloso riallineamento: se non si è abituati si rischia di prendersi una bella imbarcata.
Il cambio obbliga ad alzarsi dallo schienale per inserire la terza che risulta troppo lontana e la frenata è a dir poco pressapochistica.

MARCHIATA ALFA ROMEO?
Perché una Dauphine Alfa Romeo? Non dovrebbe essere marchiata Renault? È marchiata Alfa Romeo in virtù di un accordo commerciale siglato nel 1959 tra Renault e, appunto, Alfa Romeo per aggirare i dazi doganali che vigevano in Italia per proteggere il prodotto nazionale, leggi Fiat, che infatti deteneva la quasi totalità del mercato interno.
Questo accordo prevedeva la produzione, su licenza Renault, da parte di Alfa Romeo di due prodotti come Dauphine e R 4 che servivano alla Casa del Portello per avere due auto economiche in listino (la meno costosa di Casa Alfa era la Giulietta…) e alla Casa parigina per aggirare i dazi ed essere quindi competitiva con Fiat. Questo accordo si chiamava S.A.M. (Sviluppo Automobilistico Meridionale, ndr.) e la società che ne derivò aveva sede a Napoli. Durò fino alla fine del 1964 quando i dazi doganali furono tolti e Renault pensò di creare in Italia la sua rete diretta di vendita.

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