Renault TWINGO SPRING

| Perfettamente minuscola |

100000 km

1996

1239 | CLEON - FONTE | 55 CV

150 Km/h

ND

Prodotta: 1993 / 2007

Renault Twingo è un’autovettura costruita da Renault per sostituire la Renault 4.

La presentazione della vettura si ebbe nell’ottobre del 1992 al Salone di Parigi, sotto gli occhi stupefatti del pubblico. Il nome Twingo nacque dalla contrazione delle parole twist, swing e tango, tre nomi di balli con i quali si voleva sottolineare il carattere dinamico e la simpatia della vettura. Per quanto riguarda i visitatori del Salone di Parigi, come al solito, quando si tratta di modelli così innovativi ed insoliti, si divisero tra sostenitori e detrattori. Ma alla fine della kermesse parigina di quell’anno, la neonata vettura collezionò già ben 2.240 ordini. Fino al quel momento, la R4, che si voleva sostituire già nella prima metà degli anni settanta, era rimasta sempre presente nel listino Renault. L’assemblaggio della Twingo avvenne inizialmente nello stabilimento Renault di Flins, ma in seguito sarebbe stato esteso anche all’impianto ex-FASA di Valladolid, in Spagna, ed anche in due ulteriori stabilimenti in Sudamerica. Cominciò così la fortunata carriera commerciale della prima generazione della Twingo.

La prima evidente caratteristica che balza agli occhi osservando una Twingo I è il suo corpo vettura di tipo monovolume. La Twingo è stata la prima vettura ad imporre tale configurazione di carrozzeria in un modello di segmento A, almeno in Europa, visto che in Giappone erano presenti già alcuni modelli con tale caratteristica, primo fra tutti la Honda Today. Un altro aspetto che balza subito agli occhi è anche costituito dagli ingombri della vettura, decisamente contenuti. La prima generazione della Twingo è molto compatta, sicuramente più della sua antenata, la R4, ma anche più corta di alcuni modelli contemporanei di segmento comparabile, come ad esempio la Citroën AX, lunga 7 cm in più, o la Peugeot 106, che arrivava a ben 13 cm in più. In compenso, la Twingo era più larga, in maniera tale da poter offrire maggior abitabilità agli occupanti.

Le prime Twingo I erano caratterizzate da un frontale spiovente in linea con l’ampio parabrezza. All’estremità anteriore trovavano posto i tondeggianti gruppi ottici definiti “a ranocchia”, poiché essendo leggermente sporgenti suggeriscono a chi osserva l’immagine del piccolo anfibio. Ciò conferiva alla vettura un aspetto simpatico, dato anche dalle sue piccole dimensioni e dalla semplicità delle sue linee generali. L’idea di disegnare i fari in questo modo venne proprio a Patrick LeQuément durante l’ultimo periodo di messa a punto del disegno della vettura. Dello stesso designer fu anche l’idea riguardante la forma e il posizionamento degli indicatori di direzione: se i fari somigliavano ad occhi, gli indicatori di direzione somigliavano alle palpebre inferiori, accentuando così l’immagine di uno sguardo sorridente di un animaletto.

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L’abitacolo della Twingo I era stato disegnato e realizzato per garantire la massima abitabilità possibile in rapporto alle dimensioni assai compatte. Se la Twingo I risultava più corta delle possibili concorrenti, era però anche più larga: pur essendo omologata solo per quattro persone, queste potevano quindi trovare un dignitoso livello di abitabilità. Il posto guida della Twingo I era dominato da motivi tondeggianti: tonde erano le bocchette di ventilazione, tondi i comandi della consolle centrale, tondeggiante era il disegno dei pannelli porta, così come il disegno della seduta dei sedili, del loro schienale e dei loro poggiatesta. Si trattava comunque di un abitacolo dal livello di dotazione alquanto scarno; basti pensare che per quanto riguarda la strumentazione erano presenti praticamente solo un tachimetro e un indicatore del livello di carburante, sistemati sulla plancia in posizione centrale anziché di fronte al conducente. I sedili erano tra l’altro rivestiti con tessuti dalle allegre fantasie di colori ed erano caratterizzati da un elevato livello di modularità, potevano cioè essere spostati o abbattuti in un gran numero di combinazioni a seconda delle esigenze. Era ad esempio possibile trasformare l’interno della macchina in un “letto matrimoniale”, semplicemente spostando in modo opportuno i sedili anteriori e posteriori (era celebre la pubblicità dei due ragazzi che prendono il sole sdraiati all’interno di una Twingo dotata di tetto apribile in tela). Purtroppo, però, non erano presenti vani portaoggetti. La capacità del bagagliaio era ottima in rapporto alle dimensioni della vettura, sebbene non raggiungesse affatto i livelli raggiunti con la R4. Quest’ultima poteva raggiungere a divanetto posteriore rimosso un volume di quasi 1.5 metri cubi, mentre la Twingo si fermava a quasi 1.1 metri cubi, poiché più bassa e più corta della sua antenata. Con il divanetto posteriore in posizione, la capacità del bagagliaio della Twingo I era invece di 168 litri a filo della cappelliera, ma eliminando quest’ultima si arrivava a 261 litri.

La Twingo I era votata alla semplicità anche per quanto riguardava l’aspetto tecnico, sebbene fosse indubbiamente più moderna rispetto alla R4 che sostituiva, ormai decisamente vetusta. La struttura della prima generazione della Twingo era del tipo a scocca portante. La scocca integrava un telaio inferiore che supportava un telaietto ausiliario, al quale veniva fissato l’avantreno. L’intera struttura era irrobustita mediante barre antintrusione nelle portiere ed alla base del portellone.

La Twingo I montava un avantreno a ruote indipendenti con schema di tipo MacPherson con molle elicoidali, mentre il retrotreno era a ruote interconnesse, anch’esso con molle elicoidali. Su entrambi gli assi le molle erano coassiali con gli ammortizzatori. L’impianto frenante, servoassistito, era di tipo misto, vale a dire con freni a disco all’avantreno e freni a tamburo al retrotreno. Lo sterzo era invece del tipo a cremagliera.

Al suo debutto, la Twingo I era prevista in una sola ed unica motorizzazione, consistente nell’unità C3G da 1239 cm³, un motore che ancora adottava lo schema di distribuzione ad aste e bilancieri e che era in grado di erogare una potenza massima di 54 CV. Il cambio era del tipo manuale a 5 marce.

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